Plutone, trasformatore per eccellenza, portatore di luce nella materia oscura della nostra psiche. Plutone, simbolo controverso, amato e allo stesso tempo odiato; custode della nostra creatività e allo stesso tempo emblema di ciò che la coscienza rifiuta e teme, di tutto ciò che è tenuto fuori dalla sfera del consapevole e che rimane nell’ombra indistinta. Guardiano degli istinti più limitanti e oscuri del nostro corredo genetico pulsionale che tanto ci spaventano, quanto ci sono necessari alla sopravvivenza, Plutone ci spinge sempre nella direzione di soddisfare i moti che emergono dal nostro magma interiore, per poter vivere chi siamo veramente. Plutone rappresenta la capacità di lottare per la nostra sopravvivenza, è la nostra capacità di combattere quando ci troviamo in situazioni estreme e tiriamo fuori tutte le armi in nostro possesso per non soccombere. E’ il potenziale che ognuno di noi ha al suo interno e che abbiamo il compito di utilizzare attraverso la guida della coscienza. Solo lei può decidere se e come agire gli istinti, la nostra parte animale che è motivata a vivere e che rende ricca la nostra esperienza di vita, attraverso quell’energia prorompente che essi, gli istinti, esprimono.
Plutone ci chiede di “portare alla luce” il nostro potenziale più vero, per farci diventare veramente chi siamo. E’ il potenziale che precede la consapevolezza, quel tutto è possibile che si trova nell’area inconscia e che ancora non è stato svelato ma che è custodito nell’intenzione che precede l’azione. Il potenziale che ognuno di noi ha, che deve essere sviluppato e collegato alla volontà e all’essenza di chi siamo.
E’ il nostro Potere personale, potere che ognuno di noi brama, perché per Plutone solo chi “PUO’ “ è sicuro di sopravvivere.
Per rappresentare Plutone in alcuni dei suoi aspetti ho scelto oggi di utilizzare un film di recente proiezione: “Maleficent”, versione rivisitata della fiaba la Bella Addormentata nel Bosco. La favola è la storia raccontata dal punto di vista di Malefica, una creatura alata dotata di poteri magici che vive nella Brughiera. Un giorno incontra Stefano, un ragazzo arrivato dal regno degli umani, che nel tempo diventa suo migliore amico e di cui lei da adolescente s’innamorerà.
L’incontro con Stefano
Gli abitanti della Brughiera sono magici e spaventosi, come sono i contenuti dell’inconscio Plutoniano, e Stefano che non li conosce ha paura di loro. Nella Brughiera lui cerca di rubare invano una pietra preziosa, simbolo della ricchezza dell’inconscio che non può essere rubata, ma solo vissuta fino in fondo.
Stefano non ha genitori e vive in un pagliaio, un giorno dice che vivrà nel castello, è desideroso di quel Potere necessario per la sopravvivenza. Sebbene però sia giovane ed innamorato di Malefica, è anche molto ambizioso e la sua ricerca del Potere ha la meglio sull’Amore, tanto da farlo allontanare da Malefica, diventando dignitario del Re. Riesce quindi nel suo intento: vivere nel castello e sembra avere quel ”Io Posso” plutoniano necessario per raggiungere i propri obiettivi.
Nel frattempo Malefica crescendo diventa la paladina della Brughiera che difende con l’aiuto delle altre creature magiche, dagli attacchi dell’esercito del Re, sovrano spietato e avido di potere che vuole conquistare la magia e i territori della Brughiera. Malefica riesce sempre nell’intento di respingerlo, come a riprova del fatto che l’inconscio è molto più forte della coscienza, perché non può in nessun modo essere controllato da essa.
La sconfitta pesa sul Re che promette il suo Regno a chiunque riesca ad uccidere Malefica, con qualsiasi mezzo. La proposta alletta Stefano che, sopraffatto dalla sua brama di potere, escogita un piano senza scrupoli. Non è più abbastanza per lui vivere nel castello, lui vuole diventare il Re.
L’inganno di Stefano
Sedotto da Plutone Stefano torna nella foresta e con l’inganno estorce la fiducia di Malefica, che per Amore dimentica il dolore del passato e apre il suo cuore al ritorno dell’amato.
Malefica urla di dolore, è stata tradita. La vendetta è il motore dell’azione di Stefano. Il Re, infatti, chiede di essere vendicato dell’oltraggio subìto e l’inganno è il modo con cui lui decide di agire, per ottenere il suo vero scopo: il Potere del ruolo che essere Re gli assicurerà.
La vendetta è una dinamica plutoniana molto difficile da affrontare, perché sebbene i plutoniani sanno che non si può ottenere vera rivalsa, ne giustizia, attraverso la vendetta, se sono in preda all’istinto rabbioso senza controllo, danno inizio ad un circolo vizioso che porta sempre tutti i protagonisti della storia a perdere. La vendetta è un mezzo attraverso il quale Plutone vuole farci comprendere che in tutte le dinamiche di potere c’è un limite, quando lo travalichi il potere distrugge anche te, ti travolge.
E così succederà anche a Stefano perché le sue azioni lo condanneranno a dolore senza fine, che partirà da una maledizione e continuerà con la sua pazzia. Così come il dolore del tradimento subito, trasformerà Malefica da fata protettrice a Strega cattiva e avvolgerà la Brughiera nel buio della rivendicazione e della paura.
L’ira di Malefica
Il tradimento è un’esperienza plutoniana. La rottura della fiducia riposta nell’altro è ciò che conoscono almeno una volta nella vita i plutoniani ed insieme al tradimento entrano in contatto con quello che questo provoca: l’ira funesta, la rabbia estrema e il desiderio di rivalsa.
Vendetta chiama vendetta. L’impotenza vissuta nell’inganno e l’odio scatenato dal dolore, diventano un’esplosione nera che inghiotte tutto quello che trova dentro e fuori. All’interno il senso di morte che si avverte è tale che oscura qualsiasi cosa. La luce della vita e dell’amore si affievolisce e lascia spazio al nero del rancore che, liberato senza freni, scatenerà una guerra infinita anche in questa storia. Così avviene: Malefica divenuta Regina oscura della Brughiera si vendicherà lanciando una maledizione sulla figlia neonata di re Stefano. Il dramma continua e risucchia tutti i personaggi della storia.
La maledizione della Strega
Malefica sa che il vero amore non esiste. E’ il tradimento subito ad averle insegnato questa semplice verità, che usa proprio contro Re Stefano per ferirlo e vendicarsi. E’ sicura che il maleficio non potrà mai essere spezzato, la sua vendetta è compiuta.
La Strega qui rappresenta quei contenuti dell’inconscio che non invitati alla festa della coscienza, si scatenano in una maledizione che “nessun potere terreno riesce a togliere”, cioè che la coscienza non riesce ad eliminare finché non accogliamo la nostra ombra nel vero amore. Plutone ci ricorda che dobbiamo diventare responsabili non solo di quello che facciamo, ma anche di quello che è la nostra vera intenzione. Cosa ci spinge ad agire come agiamo? Quali sono le nostre vere intenzioni? Per i plutoniani rispondere a queste domande è un obbligo.
La strega è un archetipo potente, è la donna plutoniana irrisolta, colei che utilizza la sua potente energia per distruggere qualsiasi cosa ella incontra, anziché dare la vita e creare. Malefica come molti plutoniani appartiene alla categoria della vittima vendicativa. Quella che, siccome ha sofferto si sente autorizzata a far soffrire gli altri, ad infliggere dolore. Questa parte è proprio la parte da trasformare e che andrà abbandonata.
Plutone ci insegna che gli inizi sono nell’invisibile e che non è la crudeltà della strega a lanciare la maledizione, ma la vendetta e l’inganno sono le vere radici del dolore che Stefano e Malefica entrambi provano. Oggi infatti sappiamo che non esiste alcuna forza misteriosa fuori da noi che ci “arma la mano”, ma è la forza all’interno e senza controllo dei contenuti segregati nel buio, perché non invitati, non consapevolizzati, che ci porta nelle situazioni ambigue e distruttive.
Plutone ci dimostra che la coscienza deve inchinarsi all’inconscio, perché quando viviamo emozioni e pulsioni così forti, ella non può far altro che arrendersi. Tutta la sua presunzione e la sua volontà, non valgono nulla rispetto a quello che l’inconscio ha deciso di attuare. Dopo il dono maledetto di Malefica, Re Stefano decide di distruggere tutti gli arcolai del regno e di nascondere nelle segrete più segrete del castello quelli rimasti, affinché non vengano mai più utilizzati. Intanto la piccola Aurora viene nascosta nel bosco per impedire che cada vittima della maledizione. Rimarrà li fino a 16 anni, lontana da suo padre e sua madre, affidata alle cure delle tre fate.
Aurora cresce in grazia e bellezza
La bambina viene comunque tenuta d’occhio anche da Malefica, che la chiama Bestiolina e dichiara di odiarla, ma che la salva da vari pericoli prendendosi cura di lei. Aurora cresce in grazia e bellezza, proprio come aveva predetto Malefica, lontana dal castello e dalla vita da principessa. Malefica non la perde mai d’occhio e nel tempo finisce per rimanere lei stessa vittima del sortilegio: “chiunque farà la sua conoscenza la amerà”.
La fata madrina
Aurora risveglia in Malefica l’amore a lungo chiuso nel suo cuore e negato. E’ la luce che entra nella Brughiera, riporta la vita proprio lì dove c’era solo buio e ombra. E’ la luce dell’Amore, l’unica possibilità di trasformazione, quella che cancella il dolore e fa rinascere nuova vita. Aurora ricorda la presenza costante dell’ombra di Malefica nella sua vita e la chiama la “fata madrina”. Malefica è l’unica Madre possibile, visto che la regina è assente e le fatine troppo immature. E’ l’unica madre che ha conosciuto, è l’ambigua figura materna plutoniana: l’ombra che veglia su di lei. Ella incarna la Luna – Plutone dominante e minacciosa, che trasferisce sui suoi figli il senso di impotenza, che li condanna per generazioni all’infelicità dovuta a quella parte negata per paura del rifiuto e della morte.
Malefica in realtà non è solo la Strega. Racchiude in se entrambe gli aspetti della Madre: quella protettiva e quella distruttiva, l’amore e l’odio, due facce della stessa medaglia, che si riuniscono nel suo personaggio. E’ colei che lancia la maledizione di morte e che allo stesso tempo protegge e nutre: un dualismo perfetto, che alla fine diventerà integrazione. Alla scoperta dell’inganno, Aurora vive il senso di tradimento che la fa fuggire per tornare al castello in cerca della protezione del Padre.
La maledizione si compie
Aurora, come i figli e le figlie della Madre plutoniana, sperimenta essa stessa l’ambivalenza. Quando scopre che la Madre non è solo bontà pura ma anche matrice distruttiva, fugge per salvarsi e andare verso la vita, poi le voci del male al suo interno di Aurora si fanno più forti ed insistenti e non possono che spingerla ad andare incontro al suo destino: adempiere alla profezia cercando il fuso e pungendosi. Così l’incantesimo si compie e Aurora, vittima di se stessa e della forza che la spinge al suo interno, cerca il fuso come fosse in preda ad una “trance” che non le lascia scampo. E’ così che agisce Plutone. La sua forza è dirompente e lavora al di sotto della coscienza, in modo che la persona agisca senza sapere cosa sta facendo. Aurora si punge e cade in un sonno profondo.
Malefica è vittima del suo stesso odio. Pur sapendo di essere attesa al castello da Re Stefano che è pronto alla battaglia, tenta il salvataggio disperato portando da Aurora addormentata, il ritrovato Principe Filippo, che ella aveva conosciuto nel bosco, affinché la baci e sciolga il maleficio. Non crede al vero amore, ma è l’unica possibilità per salvare Aurora, l’amata figliastra. E in realtà una sorpresa la attende: il vero Amore esiste.
Il bacio del vero amore
Si, il bacio del vero amore qui non è quello da sempre concepito come il bacio salvatore, quello unificatore del Maschile e del Femminile. Il bacio del vero amore è quello della Madre, che placa l’odio e unifica la frattura creata all’interno. Il bacio dell’ombra trasformata. Non c’è amore più vero che quello di una Madre. Non c’è amore più vero che quello che riunisce all’interno le fratture create dal dolore e permette di vedere con chiarezza che siamo uno, uniti e più forti.
Plutone, porta la luce nell’ombra. Aurora ora è adulta, matura, in grado di scegliere per sé e riconoscere la Madre: buona e cattiva allo tempo stesso, come tutte le madri, e ricca di un amore che non è quello puro e idealizzato, ma un amore vero e complesso. Malefica non è più solo la strega perfida, senza scrupoli, desiderosa di prendere il potere, è tornata ad essere anche la fata buona, in grado di provare emozioni e soprattutto capace di amare e Aurora decide di tornare nella Brughiera con lei.
Inutile dire che Re Stefano non permette a Malefica di uscire indenne dal castello e ingaggia con lei una lotta all’ultimo sangue davanti ad Aurora, che si schiera con lei e decide di aiutarla contro il suo stesso padre. Aurora libera le sue ali tenute a chiave da Re Stefano, permettendo anche a Malefica di riunire le sue parti spezzate dal dolore. Malefica nella sua rappresentazione fisica ricorda il Diavolo e Plutone nel mito è Lucifero. Diavolo viene dal greco “diaballein” che vuol dire dividere e Lucifero non era altro che un angelo senza ali, simbolo della divisione tra coscienza ed inconscio. Malefica con le sue ali riunificate, torna in pieno possesso di tutte le sue forze e imparata la lezione di Plutone capisce che la guerra può portare solo morte e distruzione. Cerca quindi di chiudere la vicenda andandosene senza uccidere, ma Re Stefano la attacca alle spalle e nella lotta finale muore. Lui come simbolo di quella parte che, attaccata al dolore e all’odio, non permette alla vita di proseguire e che è necessario che muoia per permettere la trasformazione più profonda. Questa è la vera morte di Plutone, la morte per la rinascita.
Plutone ci mostra che tutto è in trasformazione, niente è immutabile. Che possiamo perdere le nostre ali, quando paura e odio si impossessano di noi, come possiamo tornare a volare quando lasciamo scorrere l’amore e accogliamo le nostre parti. Proprio integrando il nostro lato ombra, possiamo risplendere di una nuova luce e dare vita ad un regno interiore rinnovato, colorato e creativo.
I buoni diventano i cattivi e i cattivi buoni, in un gioco senza fine di trasformazione, dove ambiguità e fragilità da un lato e amore e tenerezza dall’altro ci modificano continuamente. Plutone ci ricorda che nella vita non esiste solo la parte luminosa e positiva della nostra personalità, ma c’è anche una parte oscura, sconosciuta, che preme dall’interno e che ci rende personaggi ambigui nella favola della nostra vita. Nella vita non esistono solo eroi o solo cattivi, ma personaggi unificati che mostrano entrambe le facce della stessa medaglia, con l’anima che trasforma e unisce utilizzando l’unico vero potere: quello dell’amore.
Nella riunificazione finale anche la Brughiera e il Regno degli umani si uniscono in un unico impero e Aurora ne viene proclamata regina. La bella addormentata si è risvegliata, per sempre.
Il regno riunito
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